10 maggio 2017

Omeopatia, omotossicologia e canto


di Franco Fussi

Nell’ambito del crescente interesse nei confronti delle bioterapie, l’Omotossicologia si pone come tentativo di unione tra l’omeopatia classica e il rigore della medicina tradizionale.

L’omotossicologia si presenta sulla scena medica in Germania negli anni 30-40 grazie all’opera del dr. Hans Heinrich Reckeweg, esperto clinico, appassionato omeopata e ottimo musicista (è proprio grazie alla musica che si mantiene agli studi universitari). Sono gli anni in cui Biochimica e immunologia assurgono il ruolo di protagoniste della medicina contemporanea, ed è proprio alla luce di queste due discipline che Reckeweg si sforza di interpretare i fondamenti hahnemanniani: Pur affondando le sue radici nell’Omeopatia classica l’Omotossicologia volge lo sguardo alla Fisiopatologia e a questa si rifà in sede di diagnosi, tornando però ad avvalersi in sede di terapia, di sostanze preparate secondo i canoni della farmacopea omeopatica.
Reckeweg formulò il concetto di malattia con la seguente affermazione: “Tutti quei processi che indichiamo come malattia sono meccanismi di difesa biologica mirati contro omotossine esogene ed endogene (secondo fasi di escrezione, reazione, deposito), o rappresentano il tentativo mirato dell’organismo di compensare danni da omotossine già presenti (in questo caso fasi di impregnazione, degenerazione, neoplasma) per mantenere l’organismo in vita il più a lungo possibile” (Reckeweg, 1988). Si definiscono perciò con il termine di omotossina tutte le sostanze endogene ed esogene in grado di provocare danni biologici. Tutte le malattie, e gli stati flogistici in particolare, sono perciò considerate non come puri processi patologici, bensì come reazioni di difesa organica (Bianchi, 1987; Reckeweg, 1988).
Notoriamente, il rimedio omeopatico, quale simillimum, cioè quale rimedio il più adeguato possibile, deve corrispondere a quel veleno che potrebbe provocare uno stato patologico quanto più simile a quello in atto. Con l’omeoterapico si cerca infatti di imitare la malattia, malattia che è già essa stessa una difesa antitossica, nel senso che la risposta immunitaria dell’organismo nel corso di una patologia è già in atto, contro l’omotossina causale: i sintomi sono l’espressione o la conseguenza di questa lotta. Se, secondo i principi omeopatici, somministriamo principi attivi simili e non identici, si attivano ulteriori meccanismi difensivi ancora in riserva. Il farmaco omeopatico, in altri termini, induce, in quanto simile all’omotossina causale, un meccanismo di difesa contro tossine già in atto, cioè contro la malattia, mediante il quale l’omeopatico viene immediatamente neutralizzato, e i meccanismi aggiuntivi prodotti possono rivolgersi contro l’omotossina causale, neutralizzarla ed espellerla.
In Medicina Omotossicologica sono frequentemente utilizzate medie e basse potenze. Lo scopo di tali diluizioni consiste nella stimolazione dei meccanismi di autoguarigione e di detossicazione dell’organismo.
Di fronte all’accumulo eccessivo di tossine, l’organismo attiva il “Sistema della Grande Difesa” mettendo a punto reazioni orientate in senso biologico, finalizzate all’attivazione ed eliminazione delle tossine. Secondo le teorie di Reckeweg, le risposte difensive contro le omotossine si esprimono in sei Fasi, o gradienti di danni tossici, raggruppate in due grossi comparti, ognuno dei quali presenta peculiari caratteristiche. Nelle prime tre fasi, dette umorali, la disintossicazione riesce: esse corrispondono a malattie relativamente benigne e guaribili, non vi sono ancora lesioni cellulari; nelle altre tre fasi gli enzimi cellulari sono progressivamente danneggiati dalle omotossine e resi conseguentemente più o meno inabili ad espletare le loro funzioni: sono fasi più difficilmente guaribili e a volte addirittura provocate dalla soppressione di malattie acute. I numerosi antibiotici, antireumatici e antidolorifici allopatici avrebbero infatti azione inibitoria e spesso irreversibile sui sistemi enzimatici intracellulari, che subirebbero il blocco di vari siti di legame o sarebbero completamente distrutti, tanto da poter attivare queste ultime fasi cellulari.
Da queste premesse è stata elaborata e sviluppata la Tavola delle Omotossicosi di Reckeweg, leggibile in due direzioni:
– dall’alto verso il basso, secondo un criterio embriologico, che esprime l’approfondimento della malattia: ogni paziente ha una meiopragia d’organo geneticamente determinata;
– da sinistra verso destra, in base al livello di gravità del quadro clinico secondo le sei fasi illustrate da Reckeweg. Nei vari momenti della vita ogni individuo presenta una reattività peculiare, che condizionerà la propria reattività patologica.
Secondo l’omotossicologia, gli spostamenti della fase patologica possono svolgersi in senso regressivo come progressivo (vicariazioni).
La proiezione delle malattie sulla tavola delle omotossicosi permette, attraverso l’esame dello spostamento tra le fasi dell’evento patologico, la valutazione biologica del fenomeno di vicariazione. Si può cioè constatare se si è in presenza di una vicariazione regressiva (spostamento verso sinistra e/o verso l’alto) biologicamente opportuna e quindi terapeuticamente desiderabile, oppure di una vicariazione progressiva (spostamento verso destra e/o verso il basso) biologicamente pericolosa e da evitare.
Analizzando le sei fasi nell’ottica delle affezioni delle mucose di interesse otorinolaringoiatrico e foniatrico, avremo:
1. le produzioni catarrali (muco, raclage) che rientrano nelle fasi di Escrezione, Nella Fase di escrezione: le tossine non arrivano neanche in contatto con le cellule epiteliali delle mucose, ma vengono inglobate ed espulse con le secrezioni fisiologiche.
2. le infiammazioni (ad es. le laringiti)che si inseriscono nelle fasi di Reazione, Nella Fase di reazione: grazie al processo dell’infiammazione, l’organismo neutralizza prima, ed espelle poi, le tossine entrate nel sistema di flusso.
3. le proliferazioni tessutali (come i noduli cordali) comprese nella fase di Deposito. Nella Fase di deposito: l’organismo, nell’intento di mantenere inalterato il suo equilibrio, accantona a livello connettivale quelle tossine che gli emuntori, in prima battuta, non sono riusciti ad espellere, e che la successiva, compensatoria, fase di reazione non è riuscita a neutralizzare.
4. le alterazioni degenerative (poliposi) raggruppate nelle fasi di Impregnazione, A partire da questa fase le tossine sono localizzabili non più a livello del mesenchima ma del parenchima; infatti esse vengono canalizzate a livello organico verso un “locus minoris resistentiae” espressione di una meiopragia costituzionale o iatrogenica. Inglobate a questo livello, in parenchimi nobili, iniziano a destrutturare la cellula attaccando per primi i suoi meccanismi enzimatici.
5. gli stati atrofici inseribili nelle fasi di Degenerazione; il perdurare dell’accumulo di tossine di impregnazione determina, dopo il parziale blocco enzimatico, il danno dell’organulo intracellulare, e la conseguente degenerazione dei tessuti
6. mentre la fase di Neoplasia raccoglie ovviamente tutta la patologia neoplastica. La stimolazione infiammatoria cronica della cellula può determinare la sua sdifferenziazione in cellule anomale che, anche per il contemporaneo indebolimento-sovvertimento delle difese organiche, prenderanno il sopravvento sull’intero organismo.
Ispirata ai principi su cui si basano le Tavole di Reckeweg e di Bianchi, è stata messa a punto da De Bellis la Tavola delle Omotossicosi relativa alla sfera ORL. In essa vengono prese in esame le derivazioni embrionarie dei tessuti e degli organi che entrano in gioco nelle malattie ORL, partendo dalle caratteristiche fondamentali dei tre foglietti: ectoderma, mesoderma, entoderma.
Alla luce delle derivazioni embrionarie, di interesse più strettamente foniatrico, dall’ectoderma derivano:
_ NEURODERMA
– orecchio interno;
– organo dell’udito;
– Sistema Nervoso Centrale,
_ SIMPATICODERMA
– Sistema Nervoso Periferico,
Il mesoderma è suddiviso in:
_ OSTEODERMA
(scheletro laringeo)
_ INTERSTIZIODERMA
, connettivo
_ LINFODERMA
– sistema linfatico.
_ PNEUMODERMA
– polmoni e bronchi.
_ SERODERMA
– sierose.
_ VASCULODERMA
vasi.
_ MUSCOLODERMA

– muscolo liscio e striato.

L’entoderma viene distinto in:
_ MUCODERMA
– epitelio del naso, della tuba di Eustachio, delle cellule mastoidee, delle cavità paranasali, della bocca, della laringe, della trachea e del canale alimentare;
– orecchio medio;
– tutte le mucose.
Proviamo a considerare alcune patologie in senso omotossicologico. Ad esempio la penetrazione del virus influenzale nelle cellule del connettivo polmonare, deve essere interpretata come fase di impregnazione che si risolve naturalmente, in modo biologicamente corretto, attraverso la vicariazione regressiva nella fase di reazione della bronchite influenzale febbrile e poi nella fase di escrezione dell’espettorazione. Durante il decorso dell’influenza, dunque, si succedono diversi fenomeni di vicariazione (febbre,bronchite,espettorazione).
Trasformazioni simili si svolgono quando le cellule nervose vengono infettate da un virus. La fase di impregnazione nel caso del nervo ricorrente può determinare paresi delle corde vocali; lo stato infiammatorio neuronale è uno stato di reazione. Farmaci che bloccano gli enzimi e inibiscono la reazione connettivale (antiflogistici o cortisonici) impediscono la necessaria reazione per la trasformazione e la neutralizzazione delle tossine, e invece di favorire la vicariazione progressiva nella fase di escrezione possono favorire una vicariazione progressiva in degenerazione verso la paralisi. Sicuramente all’origine della paralisi ricorrenziale virale, spesso determinata da esposizioni all’aria forzata o condizionata, vi è un calo di sistema della grande difesa del soggetto , cioè un grosso calo della reattività immunitaria, che espone il soggetto a compromissioni cellulari, più che non di deposito o reazione.
Dunque, nei vari momenti della vita, ogni individuo presenta una reattività peculiare, che condizionerà la propria reattività patologica.
Che i fenomeni di vicariazione siano manifestazioni normali in ogni caso di malattia risulta evidente dal decorso dell’asma: prima dispnea (fase di impregnazione), poi asma bronchiale (fase di reazione), poi escrezione di catarro (fase di escrezione).L’istamina è responsabile di tutte e tre le fasi e la sua presenza può essere verificata nell’escreato con analisi di laboratorio.
La trasformazione di una otite media o di una angina in semplice rinorrea è una vicariazione regressiva. La terapia allopatica dell’angina tonsillare con antibiotici comporta sempre il rischio di provocare vicariazioni progressive (poliartrite, nefrite, asma, endocardite, agranulocitosi, lesioni epatiche, ecc.).
In linea di massima la terapia allopatica provoca vicariazioni progressive biologicamente pericolose, mentre la terapia biologica stimola le opportune vicariazioni regressive che possono condurre alla guarigione.
La reazione infiammatoria stessa, processo costante che può portare alla guarigione o ad un nuovo danno, può essere definita con due concetti: vicariazione corretta (regressiva) e vicariazione negativa (progressiva). La vicariazione segna sempre il passaggio da una fase all’altra della malattia secondo la Tavola delle sei fasi della Omotossicosi.
Dal punto di vista terapeutico vengono proposte una terapia di base e una terapia complementare. Il rimedio principale identifica il farmaco mirato per la fase della malattia e per il tessuto interessato, e ha un’azione prevalentemente indirizzata verso la sintomatologia. Gli altri farmaci proposti nella terapia di base vanno invece inquadrati come rimedi dell’eziologia oppure della funzionalità alterata, in altre parole sono anch’essi farmaci del sintomo ma in una comprensione più profonda che tiene conto anche della causa funzionale, anatomica o costituzionale del sintomo stesso.
Ad esempio, nella faringite è proposto l’antinfiammatorio specifico della mucosa del faringe (Tartephedreel) ma anche Phosphor Homaccord (cioè il composto che sviluppa un trofismo specifico per un tessuto o un organo o un sistema, in questo caso specifico della costituzione fosforica che più d’ogni altra manifesta le affezioni del tratto respiratorio) oppure Belladonna Homaccord che è l’antinfiammatorio aspecifico.
Nelle disfonie, considerate come fase di impregnazione o degenerazione entodermale) si utilizza come rimedio principale Phosphor Homaccord (per il sintomo disfonico espressione di stato di reazione-infiammazione su base funzionale) ed Arnica Heel (stimolatore delle difese dell’organismo nelle infiammazioni traumatiche, quindi nelle fasi di reazione in genere).
I farmaci della terapia complementare vanno scelti in base alla sintomatologia predominante e/o concomitante o all’insorgere di nuovi sintomi.
Ad esempio, Arnica comp. Heel è utilizzato come terapia di complemento in caso di malmenage e surmenage vocale, o nel caso di corde vocali sotto sforzo, alternando ogni dieci minuti al rimedio principale durante gli episodi (ad esempio nel professionista della voce): è espressione delle lesioni, contusioni, ematomi, edemi postoperatori o posttraumatici, quindi indicativo delle situazioni di lesione da traumatismo intercordale, cioè dei processi degenerativi infiammatori, con azione rigenerante, antiessudativa e antiflogistica attraverso effetto antinfiammatorio, aumento del tono dei vasi, effetto emostatico, sostegno e miglioramento della respirazione cellulare e dei processi di ossidazione, stimolazione della cicatrizzazione.
Stati di afonia/disfonia su base ansiogena vedono come farmaci complementari Ypsiloheel (come fase di impregnazione localizzata in gola, negli stati distonici come il globo isterico o le tensioni muscoloscheletriche da ipercinesia) e Ignatia Homaccord (negli stati di tensione psichica): entrambe quindi espressione di due sintomi tipici del disfonico disfunzionale o fonastenico, sia primari che secondari. Lymphomyosot e Galium Heel sono usati negli stati edematosi protratti e, in caso di ritenzione idrica o sindrome premestruale (con voce dura, sfocata, difficile), anche Solidago compositum in fiale.
I prodotti in fiale vengono in genere usati per stati cronici in quanto hanno azione più lenta ma più duratura.
Segnaliamo alcune specificità d’organo quali:
Argentum nitricum Injeel nelle laringiti croniche
Mucosa compositum nelle affezioni mucose e nei catarri di varia natura
Grippe Nosode Injeel nelle disfonie come postumo influenzale
Larynx suis Injeel nelle affezioni organiche laringee
Polypus larynges Injeel nei polipi laringei
Per concludere, appare evidente quale sia il rationale della terapia omotossicologica: non sopprimere, ma disintossicare l’organismo e riparare i danni causati dalle tossine.
I protagonisti di questo ambizioso piano terapeutico sono i farmaci omotossicologici, cioè sostanze chimiche in diluizione opportuna (per innescare l’inversione dell’effetto) che, intervenendo nelle reazioni enzimatiche (su cui agiscono da induttori), e sul sistema immunitario, possono attivare “sistemi difensivi” ancora in riserva.
Queste sostanze inducono in quanto simili (simili alla tossina causale) un meccanismo di difesa aggiuntivo contro tossine già presenti (malattia).
Immunologicamente, il meccanismo d’azione del rimedio omotossicologico è interpretabile nel senso di un incremento della risposta cellulo-mediata, ma non solo: è oggi noto che la risposta anticorpale è sì specifica verso l’antigene che l’ha innescata, ma può dirigersi anche verso qualsiasi bersaglio che abbia qualcosa di “simile” (anche solo una parte della molecola).
Nella rete complessa del sistema immunitario, il “ventaglio” anticorpale si può così allargare allo scopo di attaccare e neutralizzare antigeni non solo identici, ma anche somiglianti all’originale
E’ proprio partendo da queste considerazioni, che l’Omotossicologia, figlia illustre dell’Omeopatia hahnemanniana, ma storicamente aperta ai progressi della Scienza medica, ha assunto una posizione di tutto rispetto nella medicina moderna.

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